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Robert Downey Jr and Guy Ritchie ’ photocall in Rome, Italy

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ConsuT&P
view post Posted on 11/12/2011, 18:10




Robert Downey Jr and Guy Ritchie attend ‘Sherlock Holmes: Games Of Shadows’ photocall in Rome, Italy on December 11, 2011










Sherlock Holmes: A Game of Shadows
Oscar-nominated visual effects

Downey Jr,Sherlock papa' dei superereroi
11 Dicembre 2011 16:54 CULTURA E SPETTACOLO
(ANSA) - ROMA - Il successo di Sherlock Holmes? ''Merito soprattutto di Arthur Conan Doyle. E' stato un precursore, con i suoi racconti ha formato le successive generazioni di supereroi e superspie, da Batman a Bond''. Lo dice Robert Downey Jr, che a due anni da 'Sherlock Holmes', torna nei panni del detective in Sherlock Holmes - Gioco di ombre di Guy Ritchie, in sala il 16 dicembre in 600 copie distribuito da Warner Bros. Nel cast, anche Jude Law (il fido Watson), Jared Harris, Noomi Rapace e Stephen Fry.
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/...000662672.shtml




http://notizie.virgilio.it/video/robert-do...1309655001.html
video

www.rexfeatures.com/set/1518417 photo

 
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asiaT&P
view post Posted on 11/12/2011, 20:12






Roma, 11 dicembre 2011 - Lo Sherlock Holmes interpretato da Robert Downey jr. torna al cinema il 16 dicembre con “Gioco di ombre”, sequel del film diretto da Guy Ritchie due anni fa, che ha avuto un successo enorme in tutto il mondo, incassando più di 500 milioni di dollari, di cui 26 solo in Italia.
Per presentare il film oggi a Roma sono venuti sia l’attore americano che il regista, che ha spiegato così questo successo: “Credo che con Sherlock Holmes Conan Doyle abbia creato un personaggio alla James Bond prima di chiunque altro: potremmo considerare Doyle il primo sceneggiatore, che ha raccontato un eroe d’azione intellettuale, in una storia molto sofisticata” ha affermato il regista. Il suo attore a questo proposito si è spinto ancora oltre: “Secondo me sono le storie di Conan Doyle ad aver influenzato altri supereroi come Batman o James Bond” ha detto Downey jr.
In questo film, ambientato tra Londra, Parigi, la Germania e la Svizzera, Sherlock Holmes deve scoprire il piano del suo avversario, il professor Moriarty, che rischia di distruggere l’Europa.
Come nella prima pellicola il punto di forza è la complicità tra Holmes e il dottor Watson interpretato da Jude Law, con il quale si avventura in combattimenti, travestimenti, e azioni spericolate.
“La mia idea del film nasce dalle pagine di Conan Doyle, ma ho cercato di trovare un modo nuovo per intrattenere, con un’azione intelligente” ha detto Ritchie, che ha poi spiegato: “Jude Law è stato subito perfetto nella parte e tra i due personaggi è nato una specie di flirt, che è l’essenza del film”.
Ritchie, nato come regista indipendente e noto soprattutto per essere stato il marito di Madonna, ha rinnovato completamente l’immagine del celebre investigatore: niente mantellina e pipa, dunque, perché secondo lui sono solo frutto di riletture televisive.
Moltissimi però sono i travestimenti del protagonista, anche perché, come ha spiegato il produttore Joel Silver: “Il nostro obiettivo era di far sembrare Sherlock Holmes fresco e contemporaneo, eccitante come Bond e Batman”.
Ai produttori Ritchie è sembrato subito l’uomo giusto per questo: “Guy è un regista fuori dal sistema ma ha affrontato un film mainstream con uno stile fantastico e informale” ha affermato Silver. Ora già si pensa ad un nuovo sequel, ambientato in vari Paesi europei, e Silver ha confessato: “Sherlock Holmes nasce come fiction seriale, io spero di riuscire a farne più di 20 di questi film”
http://m.quotidiano.net/spettacoli/cinema/...re_downey.shtml
 
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RitaT&P
view post Posted on 11/12/2011, 21:57




Sherlock Holmes: Gioco di ombre: parlano Ritchie e Downey Jr.

http://www.movieplayer.it/film/articoli/sh...downey-jr_8960/

a cura di Marco Minniti pubblicato il 11 dicembre 2011

Il regista e l'attore, insieme ai produttori Joel Silver e Lionel Wigram, hanno presentato in un'affollata conferenza stampa il riuscito sequel del blockbuster del 2009, dedicato al celebre detective.



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Il successo dello Sherlock Holmes di Guy Ritchie, con un detective insolitamente atletico e scapestrato interpretato da Robert Downey Jr., affiancato dal più riflessivo compare Watson a cui dava il volto Jude Law, imponeva naturalmente un sequel. Arrivato due anni dopo il prototipo, questo Sherlock Holmes: Gioco di ombre non tradisce certo le aspettative, mantenendosi sulla scia del fortunato predecessore ma ampliando il raggio d'azione (che spazia ora tra Londra, la Francia, la Germania e infine la Svizzera), offrendo quantitativi di adrenalina ancora più generosi e introducendo la nemesi storica del personaggio, quel Moriarty qui ottimamente interpretato da Jared Harris e in procinto di scatenare, con le sue macchinazioni, un conflitto mondiale. I fans del primo film e in genere del cinema di Guy Ritchie non resteranno certamente delusi da questo sequel, mentre chi è rimasto legato all'immagine ingessata e un po' aristocratica del personaggio tramandata da un secolo di cinema e televisione storcerà probabilmente la bocca quanto, e più, che col predecessore.
Il film è stato comunque presentato, davanti a un cospicuo numero di giornalisti, in una conferenza stampa svoltasi in un hotel del centro di Roma, con il regista, il protagonista e i produttori Joel Silver e Lionel Wigram a soddisfare le numerose curiosità dei presenti.

Downey Jr., nel film il matrimonio di Watson è visto un po' come un Armageddon, mentre l'unico punto debole di Sherlock Holmes sembra essere l'attrazione per una donna. E' un punto di vista che condivide?
Robert Downey Jr.: In realtà noi volevamo un modo divertente per giustapporre il matrimonio di Watson al personaggio di Sherlock, così abbiamo pensato a questa sua avversione. Nei romanzi originali, Sherlock Holmes in realtà ammira molto le donne.

Il successo del vostro Sherlock Holmes è dovuto al fatto che riunisca un po', in un mix, un serie di personaggi da Batman a James Bond?
Robert Downey Jr.: Il successo credo sia dovuto al fatto che i produttori hanno deciso di mettere insieme Guy come regista e me come interprete, e che abbiamo offerto un'ottica diversa sul personaggio. Le storie di Arthur Conan Doyle, poi, hanno informato un po' tutti i supereroi moderni: se andiamo a vedere, Moriarty è venuto prima di Dr. No.
Guy Ritchie: Conan Doyle ha creato un personaggio "alla Bond" già 130 anni fa, con una storia molto sofisticata: una serie di romanzi che erano accessibili e divertenti, con un eroe d'azione che era anche intellettuale.
Joel Silver: E' stato Lionel a parlare per primo di una versione di Guy di Sherlock, tirava fuori sesso l'argomento e ne era entusiasta. Volevamo raccontare una storia vittoriana in modo fresco e contemporaneo: se pensate che ciò che ne è venuto fuori sia eccitante come Bond e Batman, sinceramente ne sono contento. Le storie di Sherlock, poi, sono sempre state seriali, a partire dai romanzi originali: fra qualche anno, mi piacerebbe star qui a parlare di Sherlock 23, come adesso si parla di Bond 23!

Guy Ritchie è un autore di cinema indipendente che si è prestato a un prodotto seriale destinato al grande pubblico. Secondo voi questo fa un po' la differenza rispetto ad altri prodotti, più stereotipati?
Joel Silver: Io credo che molti di questi registi, come Guy o altri, siano venuti da fuori del sistema, da produzioni indipendenti, per poi essere adottati dagli studios e affrontare storie mainstream, ma sempre con uno stile originale. Mi piacerebbe produrre altre pellicole del genere, che vengono da registi indipendenti prestati alle grandi produzioni.
Guy Ritchie: Ultimamente si sta verificando il fenomeno per cui i film indipendenti stanno "appassendo", mentre la qualità dei film prodotti dagli studios sta aumentando. Ritengo che questo matrimonio tra cinema indipendente e grande produzione sia un momento unico nella storia del cinema, e mi fa piacere farne parte.

Come avete lavorato affrontando le storie classiche? Le avete rilette e messe da parte per offrirne la vostra visione, oppure avete affrontato dei punti chiave mettendoli in evidenza?
Robert Downey Jr.: Alcuni punti chiave erano fondamentali e abbiamo deciso di metterli in evidenza. In questo film, per esempio, doveva avere maggiore ampiezza il dualismo Sherlock/Moriarty, e ogni volta che eravamo indecisi sulla strada da prendere, tornavamo a guardare le storie originali. In questo, i romanzi di Doyle ci hanno "servito" benissimo: poi, io sono tra quelli che pensano che, quando ci si ispira a una storia scritta da qualcun altro, non si possa mai fare meglio dell'originale.

Nel film sembrano esserci dei riferimenti alla graphic novel The League of Extraordinary Gentlmen di Alan Moore, che a sua volta presentava vari riferimenti "bondiani". E' solo un caso?
Lionel Wigram: Io sono un grande fan di quella graphic novel, e sono cresciuto con i film di James Bond, ma l'influenza, se c'è, è solo casuale. La graphic novel da me scritta, che ha dato origine al primo film, trae le sue immagini direttamente dalle storie di Doyle, e credo che tutti, sul set, abbiano condiviso quella visione.

Downey Jr., dal film traspare una sua grande passione per questo progetto. Cosa ha apportato lei al personaggio, e cosa ha apportato invece Guy Ritchie?
Robert Downey Jr.: Sul set, io, Guy e il resto della troupe discutevamo spesso, litigavamo persino, ma alla fine siamo riusciti a ottenere una sintesi: quello che il pubblico ha visto, è che avevamo un immenso rispetto l'uno dell'altro.
Guy Ritchie: Da parte di tutto il team creativo c'è stato entusiasmo per un personaggio ancora enigmatico. L'entusiasmo è stato fondamentale, è stata la spinta alla base di tutto: abbiamo litigato e discusso un sacco, ma siamo felici, visto che siamo stati tutti sono stati complici dal punto di vista creativo.
Joel Silver: Anche la moglie di Robert, Susan Downey è stata fondamentale nel processo creativo: con la sceneggiatura, faceva come un cane col freesbee, non voleva mai mollarla. Tutti noi abbiamo cercato di rendere questo film speciale, e credo che abbiamo trovato la strada per farlo: trovo che sia il miglior sequel da noi realizzato, divertente, fresco, un grande film per le famiglie e per le feste natalizie.
Lionel Wigram: E' anche da dire che, una volta girata una scena, Guy stava sempre lì a chiederci come si poteva migliorare: tutti noi ci facevamo questa domanda, sul set, puntavamo sempre alla possibilità di migliorare quello che era stato già fatto, e credo sia per questo che il film è venuto così bene.

Ritchie, cosa risponderebbe se le chiedessero perché in questi due film non c'è il classico Sherlock Holmes con la lente e la mantellina?
Guy Ritchie: L'estetica non doveva essere per forza quella originale, non volevamo fermarci a una visione stereotipata del personaggio. Volevamo che l'estetica del personaggio fosse altrettanto fresca come nostra visione della storia.

In effetti, rispetto al film precedente, l'aspetto "selvaggio" di Sherlock Holmes è ancora più sottolineato, anche nei travestimenti...
Robert Downey Jr.: Ma la visione classica con mantellina, lente, ecc. è solo una stereotipizzazione introdotta successivamente da cinema e tv, mentre i travestimenti erano già presenti nelle storie originali: nel nostro film, poi, non erano mai abbastanza, e ce n'è persino uno "disgustoso" nella scena del treno...

Come mai la scelta di un attore come Stephen Fry per interpretare Mycroft Holmes, fratello del protagonista? Nel film, tra l'altro, c'è una divertente scena in cui il personaggio si spoglia...
Guy Ritchie: L'idea è stata di Chris Martin (cantante dei Coldplay, ndr), nostro amico comune e anche lui fan di Holmes. Noi abbiamo subito provato a immaginarlo nel ruolo, e una volta visto Robert e io abbiamo pensato fosse fantastico. E' una persona intellettualmente notevole... almeno finché non si spoglia!

Downey Jr., lei ha fatto qualche corso di arti marziali per i combattimenti del film?
Robert Downey Jr.: No, io già conoscevo il kung fu cinese, mentre Guy è bravo nel Jujitsu. Volevamo comunque che gli scontri avessero un forte contrappunto emotivo, il film ha una parte fisica molto importante. Nel prossimo film probabilmente introdurremo il Baritsu, una sorta di Jujitsu all'inglese.

Con questa sterzata del personaggio verso storie alla James Bond, non credete si corra il rischio di ridurre la parte strettamente investigativa?
Robert Downey Jr.: Potrebbe succedere, certo, sappiamo che è un pericolo. Comunque stiamo già parlando, per il prossimo film della serie, di impostare una storia con una parte investigativa più presente, non abbiamo ancora affrontato la questione ma è senz'altro una possibilità.

Già dal primo film c'era una singolare alchimia tra i protagonisti, che qui si perfeziona ed è uno degli elementi più divertenti del film; un'alchimia che sembra esserci anche tra i due attori. Come siete riusciti a crearla, e cosa c'è del regista in questo?
Guy Ritchie: Un regista una volta disse che il 90% della regia è costituito dal casting: in questo caso, ci è voluto un po' per scegliere il partner del protagonista, ma fin dall'inizio eravamo sicuri di Robert, e quando abbiamo visto Jude dopo 30 secondi abbiamo pensato che fosse perfetto. Questa alchimia tra i due ci piace molto perché è l'essenza del film: è come se tu, regista, guidassi la carica e loro andassero da soli verso la tigre.
Robert Downey Jr.: Se il pubblico non avesse reagito positivamente al casting del primo film, non saremmo stati qui nel sequel; quando si torna ad un personaggio, alcune cose possono perdersi, quindi bisogna ampliare alcuni aspetti e approfondirli. Nel nostro caso, volevamo che il personaggio di Watson raccontasse una storia dolorosa, interessante e misteriosa del suo rapporto con Sherlock.

Nel film stupisce la massiccia presenza di armi, l'uso stesso di questo concetto in un contesto storico di guerra imminente. Avete fatto un lavoro "filologico" su questo aspetto?
Lionel Wigram: Ovviamente siamo stati ispirati dalla storia: il concetto del film è che Moriarty stesse cercando di far scoppiare il conflitto mondiale venti anni prima del suo effettivo inizio. Abbiamo fatto ampie ricerche sulle armi presenti nel film, sono tutte basate su prototipi reali, anche se magari sono uscite cinque anni dopo gli eventi raccontati nel film: storicamente, però, siamo nel periodo corretto.


CINEMA: GUY RITCHIE E ROBERT DOWNEY JR. A ROMA PER IL SEQUEL DI SHERLOCK HOLMES Domenica 11 Dicembre 2011 20:12 G. M. Ireneo Alessi

http://primapress.it/index.php?option=com_...nema&Itemid=201

PRIMAPRESS) ROMA – Una calorosa accoglienza per Guy Ritchie in visita oggi a Roma per la presentazione dell’ultimo nonché esplosivo film di Sherlock Holmes: Gioco di ombre. “È spettacolare essere a Roma”, afferma il regista. Con lui presenti in conferenza stampa anche un elegantissimo Robert Downey Jr. e i produttori del film, Lionel Wigram e Joel Silver. Ma è Jude Law il grande assente, rimasto in Inghilterra per girare Anna Karenina insieme a Joe Wright.

I sequel sono sempre una sfida impegnativa che sovente rischiano di essere dei flop. Ecco perché Downey Jr. mette subito in chiaro che: “Questo, prima di tutto, è il frutto di una profonda collaborazione e di una immensa passione per le storie di Arthur Conan Doyle. Potrei interpretare Sherlock all’infinito, specialmente continuando a lavorare con questo team. Certo, il pericolo dei cliché è in agguato soprattutto quando si punta sull’azione. Non a caso, ogni volta che eravamo perplessi, tornavamo a guardare le storie originali. Ci sono, infatti, almeno venti citazioni tratte direttamente dai libri, in questo film”. Sempre secondo l’attore, il successo del franchise consiste proprio “nell’approccio fresco e moderno utilizzato”.

Sono molti gli elementi nel film che rendono questo Sherlock Holmes un incrocio fra un supereroe ed un precursore di James Bond. Per Guy Ritchie: “Arthur Conan Doyle ha creato un personaggio alla Bond molto prima di tutti. Credo fermamente che gli eroi moderni siano stati influenzati in qualche modo dai suoi scritti”. Bond oramai è diventato un prodotto seriale, sono arrivati al ventitreesimo episodio. Ed a proposito della serialità bondiana, Joel Silver si augura di tornare a Roma per presentare “Sherlock 23”.

La presenza nel cast di Noomi Rapace, nel ruolo di Sim, garantisce al titolo una buona dose di ‘girl-power’ tra Sherlock e Watson. Secondo lo stesso Ritchie, infatti, “i ruoli femminili apportano tanto”. “Purtroppo avendo a che fare con il cattivo Moriarty, dovevamo operare delle scelte e sapevamo già che il personaggio di Irene (Rachel McAdams) sarebbe stato messo in disparte.

Per quanto concerne l’estetica del personaggio, poi, il regista è molto chiaro: “Mi sarebbe piaciuto usare il tipico cappello e la mantellina, ma non volevamo rifarci all’iconografica classica di Holmes perché non è tratta dalle idee originali di Doyle. Un ringraziamento speciale va anche a Chris Martin, il frontman dei Coldplay, che con le sue idee ha contribuito ad arricchire il film. Sherlock Holmes: Gioco di ombre uscirà nei cinema italiani il 16 dicembre, distribuito dalla Warner Bros in 600 copie. (PRIMAPRESS)






DOWNEY JR E’ SHERLOCK HOLMES
www.cinespettacolo.it/csmain/articolo.asp?aid=7926

L’attore e il regista Guy Ritchie presentano in anteprima,a Roma,"Gioco di Ombre" in sala da venerdì



Sherlock Holmes non invecchia ma Robert Downey Jr., il suo interprete più recente, sì, anche se resta l’Holmes più intrigante di sempre. Dal canto suo Sherlock negli ultimi decenni è stato in cura da Sigmund Freud o in lotta contro Dracula finchè, appunto nel 2009, Guy Ritchie lo ha ributtato in pista ironico e irrequieto, ma per il suo interprete (che di cure per disintossicarsi ne ha fatte tante) cambiare significa invecchiare (ma se tutti invecchiassero come lui vorremmo un mondo di ultraquarantenni!) e lui, oggi quarantaseienne, confessa che avviarsi ai cinquanta, e sia pure col cuore gonfio di felicità per l’imminente nascita del figlioletto, non lo rallegra affatto.

In compenso lo rallegra (e non poco) vestire i panni dell’investigatore in questo Sherlock Holmes. Gioco di ombre, sequel dello Sherlock Holmes di due anni fa, dal 16 dicembre sui nostri schermi. Parola sua: “I travestimenti mi hanno divertito un sacco, anche se vedermi vestito da donna mi ha un po’ disgustato. E anche se devo ammettere che non sono mai stato un lettore delle avventure di Sherlock Holmes, leggevo poco da giovane. In compenso, leggendo oggi Conan Doyle, ho capito che Holmes lo si può interpretare in molti modi e questa è già una cosa molto divertente. E’ unico e sfaccettato insieme ed ama l’azione, oltre che le armi e le pistole. Ama la boxe, non è il paludato personaggio che molte volte abbiamo visto sullo schermo. Per tutto ciò mi ha divertito un sacco”.

Così Downey Jr. che, però, stavolta, giocando a menar le mani qualche precauzione l’ha presa: “Nell’azione mi son fatto guidare dal regista e sono stato più attento che nel primo film a non farmi troppo male. Ho preferito non fare l’eroe, non esagerare dato che sono a un passo dai cinquanta anni e lasciare le scene più pericolose alla controfigura”
Insomma meno lividi rispetto al primo film, più action (fuori di dubbio) e molti tentativi per sfuggire alla banalità. Come dice lui: “Abbiamo cercato di evitare che questo sequel fosse, come spesso avviene per i sequel, una schifezza, inventandoci molte cose e lavorando creativamente con entusiasmo.D’altra parte il personaggio, dopo oltre due secoli ancora tanto enigmatico, si presta e tutti siamo stati complici nel gioco creativo”.

E il regista: “Lavoravamo su tutte le scene e poi ci tornavamo per migliorarle, convinti che sempre fossero migliorabili. E cercavamo anche un aspetto estetico molto fresco”. Cioè forma e sostanza, tutto rinfrescato, rinnovato, persino rivoltato.
Si è divertito, insomma, Downey Jr. e non è solo. Con lui si divertirà in questo secondo capitolo, lo spettatore che, piaccia o non piaccia, si trova davanti a uno Sherlock Holmes mai visto (o meglio visto solo nel primo film del 2009 di Richtie) perchè diseguale, disomogeneo, disconnesso da tutti gi altri (a decine) che si sono ineguiti su grande e piccolo schermo.

Qui il detective interpretato da Robert Downey Jr e il suo inseparabile amico-collega-confidente (con sottolineatura viscerale del legame tra i due) Dottor Watson con la faccia di Jude Law sono ancora piuttosto giovani (come del resto erano nei primi romanzi di Conan Doyle), energici, avidi di vita e combattenti e Sherlock è lontano miglia dagli stereotipi di vittoriano ingessato di tanti film e serie tv. Il 16 dicembre, dunque, appuntamento al cinema per questo secondo capitolo, sulla scia di oltre ventimila euro incassati dal primo film.

Oltre ai due protagonisti torna anche la Rachel McAdams-Irene Adler che affascina Holmes, con parte un po’ rosicchiata dall’altra donna del film, Noomi Rapace (lanciata da Uomini che odiano le donne), nel ruolo di una zingara che legge il futuro, poi fondamentale tassello del puzzle in un insieme che dà, stavolta, un grande peso alle donne. Antagonista (che nel primo film tramava nell’ombra ma non appariva mai) è il terribile Professor Moriarty (Jared Harris), il Napoleone del crimine secondo Holmes.

Lo rifaranno? Sarà di nuovo un successo mozzafiato? Sarà ancora vincente il mix classico + autore indipendente + soldi hollywoodiani? “Sì perchè Conan Doyle ha creato un personaggio alla Bond molto prima di chiunque altro, è stato un primo grande sceneggiatore e sono felice che Downey sia riusciuto a tirarlo fuori. Ma il punto era farlo sembrare fresco e contemporaneo: se il pubblico lo trova eccitante come Batman o Bond abbiamo raggiunto lo scopo. E, poichè sino ad oggi Sherlock è stato più oggetto di singoli film o di serie tv, vorrei tanto che questa diventasse una saga cinematografica, magari ci trovassimo qui tra 23 anni a parlare ancora di un film su Sherlock”.

E il futuro per la star sospesa tra Iron Man e Sherlock Holmes, è un discorso di domani: “Oggi del mio futuro non riesco a parlare, sono troppo concentrato su Sherlock ma sono dell’idea che, d’altra parte, non si può fare l’eroe d’azione troppo a lungo, senza far ridere, senza far vedere che si è invecchiati”.
Nelle sale dal 16 dicembre distribuito da Warner Bros in 600 copie







Fate il vostro gioco! Arriva Sherlock Holmes Number Two!
Attualità, Interviste11/12/2011
Che gioia andare al cinema ed assistere ad un eccellente film di grande intrattenimento intelligente e divertente. Questo e molto altro è Sherlock Holmes – Gioco di Ombre, secondo capitolo delle avventure di uno degli uomini più dotati intellettualmente e non solo usciti dalla penna di un altro genio Sir Arthur Conan Doyle.

Robert Downey Jr. (Sherlock Holmes) e Jude Law (John Watson) tornano sugli schermi dal 16 dicembre, distribuisce Warner Bros. in 600 copie e ci fanno vivere una nuova pericolosissima e spettacolare impresa, ancora diretta dal talentuoso Guy Ritchie.

A Roma per presentare il film sono arrivati Guy Ritchie, Robert Downey Jr. e due dei produttori: Joel Silver e Lionel Wigram. Accolti da un grande entusiasmo, vista la riuscita assoluta della pellicola, Ritchie afferma subito: “Non vi sono particolari segreti che vi devo svelare perché questo sequel è venuto così bene, tutto lo si deve a Conan Doyle, quello che serve è tutto stato già scritto alla fine del XIX° secolo. Prima di James Bond, del Doctor Who e di chiunque altro vi venga in mente perché Holmes ve lo ha ricordato, esisteva già. Doyle è stato un grandissimo scrittore ed è stato il primo sceneggiatore che ha creato un action/hero intellettuale”.

Aggiungiamo inoltre che la straordinaria combinazione di un regista fondamentalmente legato al cinema indipendente come Guy Ritchie - vedi RocknRolla, Lock and Stock, Snatch e poi Sherlock Holmes - e un attore come Robert Downey Jr. anche lui perennemente altalenante da film come Guida per riconoscere i tuoi santi ad Iron Man, più una Major dietro che ti produce hanno dato come risultato, quello che tutti gli amanti del cinema si augurano sempre: un buon film di intrattenimento che non consideri il pubblico dei lobotomizzati. E i due Sherlock Holmes ne sono tra le migliori dimostrazioni.

Dopo l’enorme successo del primo film ritroviamo Holmes e Watson sempre giovani – come del resto erano nei primi romanzi di Sir Arthur Conan Doyle – energici, abbiamo uno Sherlock ironico e vitale, lontano dagli stereotipi di vittoriano ingessato di tanti film o serie tv. Del resto, un tipo che nei romanzi si inietta cocaina e morfina – ‘perché la vita è troppo noiosa’ – è lontano dall’immagine del vittoriano bacchettone, anche se questa parte della psicologia di Holmes è, chiaramente, solamente accennata nei film di Ritchie. In questa nuova avventura oltre ai nostri due ritroviamo l’affascinante Rachel McAdams ovvero Irene Adler, ma la sua parte è ridotta perché la vera protagonista femminile è Noomi Rapace (la hacker Lisbeth Salander della trilogia Millennium – Uomini che odiano le donne), nel ruolo della zingara Sim che legge il futuro e aiuta il detective nelle sue indagini. L’antagonista – che nel primo film tramava nell’ombra ma non appariva mai – è il terribile Professor Moriarty (Jared Harris), il ‘Napoleone del Crimine’ secondo Holmes. E, indimenticabile, l’entrata di un attore grandioso come Stephen Fry nei panni di Mycroft Holmes, fratello del protagonista. Guy Ritchie ci ha detto che l’idea di coinvolgere un ‘mostro sacro’ come Fry gli è stata suggerita dal suo amico Chris Martin, il leader dei Coldplay.

Holmes ha un talento deduttivo strepitoso, è scontroso e a volte insolente – soprattutto nei confronti delle forze dell’ordine – ed è, talmente affascinante, che non si può non adorarlo. Proprio come il suo epigono il Dottor House, modellato dagli sceneggiatori sul carattere di Holmes e definito il ‘detective della malattie’. Combinazioni che rendono e dimostrano la perenne vitalità dei personaggi di Conan Doyle.

Robert Downey Jr. che è geneticamente ‘cool’, non lo disegnano è nato così, a proposito della sua conoscenza dei libri di Doyle confessa: “Ho iniziato a leggere i racconti e i romanzi di Conan Doyle solo di recente, quando mi hanno proposto di interpretare Holmes e, da allora, sono rimasto totalmente affascinato dalla sua creatura. Io non ho mai letto tantissimo, in generale e non me ne vanto di certo, ma Holmes è unico, sia sulla pagina che sullo schermo. Lo si può interpretare in tanti modi. Non è solo un uomo cerebrale, è anche un uomo d’azione. Leggi Conan Doyle e ti rendi conto quanto gli piacciano le pistole e gli stiletti, e se c’è da pestare qualcuno Holmes non si tira mai indietro. Ama la boxe. Un Holmes d’azione non se l’è inventato Guy Ritchie”.

Infatti questo secondo episodio è ancora più pieno di azione, lotte e acrobazie, come è andata? “Rispetto al primo Sherlock Holmes ho imparato a preservarmi meglio. – continua l’attore - Niente lividi e punti di sutura. Le cose rischiose le lascio fare volentieri alla mia controfigura. Però la cosa buffa è che il set è imprevedibile e a volte ci siamo ritrovati a girare scene davvero ardite io e Jude Law e in quelle d’azione abbastanza ordinaria, come una piccola corsa, subentrava lo stuntman. Però sono vicino ai 50 anni e ho detto a Guy fammi apparire fantastico e fisicamente capace sullo schermo, altrimenti te la farò pagare”.

Quello che si percepisce in maniera evidente è l’alchimia totale che esiste tra lei, Jude Law e il regista. Siete amici anche nella vita o avete trovato un’armonia di lavoro? “Siamo molto amici anche nella vita – dice Downey Jr. – ed è verissimo quello che dite perché è la chiave di svolta e di riuscita di entrambi i due film. E, sia chiaro, questa non è una condizione che trovi sempre sui set, è una fortuna piuttosto rara. Abbiamo un enorme rispetto uno dell’altro, ci sentiamo totalmente liberi da ogni tipo di paranoia e ognuno di noi ha sempre mantenuto la propria professionalità e la propria personalità senza compromessi e senza filtri. Detto questo il capo della gang rimane Guy Ritchie (ride n.d.r.), no è vero, è lui il vero leader e il suo talento sta nel guidare il cast e tutta la troupe senza mai urlare, senza impartire ordini. E’ un’ottima guida perché ha sempre un atteggiamento di apertura, lascia spazio anche all’improvvisazione e sa trarre il meglio da ogni persona”.

Lei nella sua lunga e incredibile carriera ha sempre variato è passato da film piccoli, indipendenti a blockbuster, cosa farà in futuro? “A parte che mi vedrete in The Avengers e siamo ancora dalle parti dei blockbuster, io effettivamente, rimango un newyorkese indipendente anche se vivo a Los Angeles da molti anni. Lavoro con Susan, la mia seconda moglie che è produttrice e che presto mi renderà padre di un secondo bambino, e non posso essere più soddisfatto di così. Ma per tornare alla domanda insieme a Susan stiamo lavorando su un paio di progetti a basso budget in cui io possa fare qualcosa di completamente diverso da questi filmoni. Magari anche dirigerne uno, anche se, da quanto mi risulta, fare il regista è un lavoro piuttosto faticoso... e non so se sono pronto. Diciamo che mi piacerebbe fare il regista con gli stessi orari, incombenze e responsabilità che ha un attore. Detto questo sono perfettamente d’accordo con quello che è emerso durante questa conversazione. Non esiste solo il cinema indipendente e i blockbuster hollywoodiani. Sherlock Holmes è la tangibile dimostrazione che unendo talenti con background diversi puoi ottenere ottimi risultati. Io e Guy abbiamo una mentalità molto indie, quindi piuttosto rivolta alla libertà e al non sottostare alle ‘regole’ dello star system, però abbiamo avuto anche la quantità di denaro adatta per realizzare un film pieno di effetti speciali e con altri attributi che necessitano di soldi. E, mi pare che il risultato abbia superato l’esame. Vedremo come andrà al botteghino. Se avrò un Buon Natale dipende anche da questo... scherzo, prima di tutto c’è la nascita tra un mese del mio secondo figlio. Elementare gente!”.



http://www.primissima.it/cinema_news/sched...mes_number_two/

foto della sera a Roma


 
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mirianaval
view post Posted on 12/12/2011, 18:44




NUOVE PHOTO
 
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ironmanup
view post Posted on 12/12/2011, 20:28




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Film in anteprima
Robert Downey Jr.: «Nel mio Sherlock spazio alle donne»
L’attore si racconta a Roma per la promozione di Sherlock Holmes – Gioco di ombre in arrivo il 16 dicembre

Emanuela Genovese - 12/12/2011
Genio e sregolatezza. Stile e intuizione. Con Sherlock Holmes – Gioco di ombre (in 600 sale per Warner Bros. dal 16 ottobre) il team creativo della saga investigativa di Arthur Conan Doyle, guidato dal regista Guy Ritchie, torna a regalare al pubblico un secondo episodio appassionante e coinvolgente. Sembra essere finito il tempo di investigare ma una bomba scatena il genio del detective Holmes (interpretato da Robert Downey Jr.) che insieme al suo fido Watson (Jude Law) prova a bloccare il genio del male, Moriarty (Jared Harris). In loro aiuto interverranno una zingara esperta anche di arti marziali, interpretata da Noomi Rapace (la protagonista svedese della saga Millenium), e di Microft, fratello di Holmes, interpretato dall’attore e scrittore Stephen Fry.

Abbiamo incontrato a Roma il protagonista Robert Downey Jr.:

BEST MOVIE: «Cosa regala questo secondo episodio rispetto al precedente?»

ROBERT DOWNEY JR: «Emerge l’importanza del potere delle donne. A volte è invisibile come quello di mia moglie (Susan Downey n.d.r.) produttrice di Sherlock Holmes. Il film è frutto di un grande processo creativo apprezzato e riconosciuto dal grande pubblico. Continua la bellissima amicizia tra Holmes e Watson evidenziata da particolari come l’immenso rispetto reciproco, la profonda stima.»

BM: «Tra inseguimenti e ragionamenti il secondo episodio di Sherlock Holmes si presenta con più scene di azione e di lotta armata…»

RD: «Il merito è di Guy Ritchie che è un regista indipendente e capace. È bravissimo anche nelle scene d’azione, che sono una parte importante del film.»

BM: «Azione ma anche tanti travestimenti.»

RD: «Il mio Sherlock – devo ammettere che ho letto Doyle quando abbiamo iniziato a lavorare per il film – non è convenzionale in nessun particolare. Senza berretto, senza pipa è un selvaggio che a volte combatte senza armi. Sono molto buffi i travestimenti che inventa. All’inizio vestirmi da donna mi ha divertito, ma poi…»

BM: «La forza del film è anche nel duo Downey & Law. Come è davvero il vostro rapporto?»

RD: «Siamo molto amici anche nella vita e questo incide tanto su un set. La stima reciproca e la libertà del nostro rapporto è importante per la riuscita di questo film. Ma il boss è il regista Guy Ritchie che ha davvero talento nel guidare il cast e tutta la troupe senza essere autoritario. È stata la nostra guida con il suo atteggiamento open-mind e con la sua flessibilità nel lasciare il giusto spazio all’improvvisazione e a trarre il meglio da ogni un attore.»

BM: «I suoi prossimi progetti ?»

RD: «È difficile parlare di altri film in questo momento che sono concentrato sulla promozione di Holmes. Ho interpretato Iron Man e Sherlock Holmes, personaggi che si potrebbero raccontare all’infinito. Ma mi chiedo: per quanto tempo puoi essere un superoe senza pensare di essere diventato vecchio?»

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INTERVISTE - NEWS & ARTICOLI Robert Downey Jr. e Guy Ritchie presentano Sherlock Holmes 2




Arriverà nelle nostre sale il 16 dicembre in 600 copie, dopo lo stratosferico successo del primo capitolo, Sherlock Holmes - Gioco di Ombre.
Squadra che vince non si cambia, e dunque tornano Robert Downey Jr. e Jude Law nelle vesti del mitico detective deduttivo creato dalla penna di Arthur Conan Doyle e dell'altrettanto celebre e a volte bistrattata spalla, il dottor Watson. Stavolta li affiancano Noomi Rapace, nei panni della gitana Sim, Stephen Fry in quelli di Mycroft, fratello maggiore di Holmes, e Jared Harris nelle vesti del suo arcinemico, lo psicotico ma geniale professor Moriarty.
A presentare il film in Italia sono venuti però soltanto il regista Guy Ritchie, il protagonista Robert Downey Jr., e i produttori Joel Silver e Lionel Wigram. Puntualissimi, sorridenti e soddisfatti, anche se sintetici nelle risposte, si sono sottoposti alle domande della stampa italiana.

Nel film Sherlock Holmes paragona il matrimonio all'Armageddon. Downey Jr. (sposatissimo e in trepidante attesa del primo figlio dalla moglie Susan, assente perché molto incinta, ndr) è d'accordo? "Cercavamo solo di suggerire in modo spiritoso il fatto che a Holmes non piace il fatto che Watson si sposi. Ma anche nelle storie di Conan Doyle, Holmes ammira molto le donne, e di sicuro ammira Irene Adler".
Il nuovo Holmes di Downey Jr. sembra un po' un incrocio, serialità compresa, tra Batman e James Bond, è per questo che il film ha avuto tanto successo?. Risponde sempre Downey Jr.: “Credo che il successo sia dovuto allo stile molto particolare che abbiamo scelto per affrontare questa serie vittoriana del mistero: Le avventure di Conan Doyle erano già un serial, e Moriarty esisteva ben prima che arrivasse il dottor No”. Conferma Wigram: “Conan Doyle ha creato un personaggio molto bondiano assai prima che questo esistesse. Divertente, sofisticato e vivace. Ha precorso molto i tempi, creando questo eroe tanto particolare”.
Fondamentale, anche secondo il mogul Joel Silver (al suo attivo la serie di Arma Letale e la trilogia di Matrix), il nuovo approccio scelto per la storia: “Fin dall'inizio abbiamo sempre parlato della visione di Guy Ritchie del personaggio, del fatto che volevamo prendere una storia vittoriana e renderla il più fresca e nuova possibile. Sapete che ho fatto molti sequel, ma a questo punto credo proprio che questo sia il migliore che abbiamo mai fatto, è un fantastico family movie per le feste. E spero che un giorno, visto che le storie di Conan Doyle sono seriali, arriveremo magari a un ventitreesimo capitolo! Tra l'altro, parlando di girl power, non dimenticate che la moglie di Robert, Susan, è una delle produttrici del film. Lei ha lavorato tantissimi anni con me, anche alla Dark Castle, ed è una che non molla l'osso: con questo copione ha fatto come un cane col frisbee, non lo ha lasciato finché non è stata sicura che fosse il meglio che potevamo avere. Credeva davvero in questo film, come tutti noi, è stato proprio uno sforzo collettivo”.

Pur mantenendo lo stile e le eccentricità del primo film, Gioco di ombre torna anche alla fonte. “E' vero – conferma Downey Jr. - ci sono cose prese pari pari dall'ultimo romanzo di Conan Doyle. Rispetto al primo, stavolta, sapevamo di avere più riferimenti, e se ci perdevamo qualcosa strada facendo, tornavamo alla fonte. Secondo me se uno non migliora le cose che ha già fatto non ha alcun senso farle”.
Guy Ritchie ha trovato qualche affinità con The League of Gentleman di Alan Moore e con i film di Bond? “No, il primo film era ispirato a un altro fumetto, e anche se di Bond sono un grande fan qualsiasi influenza in tal senso è stata inconscia. Questa è una serie che si basa su una passione comune, fatta da un gruppo di persone che condividono la stessa visione. Ora che siamo riusciti a costruire questa visione, cerchiamo solo di migliorare strada facendo, aumentando l'azione e lavorando di più sui personaggi”.
Downey Jr. conferma la natura collettiva del processo: “Io e mia moglie condividiamo la passione di discutere e parlare di tutto il procedimento. Quello che vede la gente è il risultato dell'esperienza di un gruppo di persone che a volte si comportano anche come bambini, discutono, litigano, ma cercando sempre di innovare. Il film è stato scritto e riscritto. Ad esempio la scena del doposbronza di Watson non era così. Guy ha deciso di cambiarla completamente rendendola più divertente. O il mio apparire travestito sul treno dove Watson sta per avere la sua luna di miele. Ho deciso che non c'erano abbastanza travestimenti nel film e che Holmes doveva vestirsi da donna perché questo avrebbe dato sicuramente fastidio a Mary. Guy all'inizio non voleva, ma poi è stato contento che l'abbiamo fatto”.

Infine, una curiosità: Guy Ritchie ci svela chi è stato a suggerire l'iconico Stephen Fry per il personaggio di Mycroft: “Chris Martin dei Coldplay è un vero sherlockiano ed è stata sua l'idea che Mycroft dovesse essere interpretato da Stephen Fry. Lui è uno che mette soggezione, da un punto di vista intellettuale... finché non si spoglia”.
Resta spazio per due battute di Robert Downey Jr. A una domanda sulle arti marziali nel film risponde: “una delle cose che più funzionavano nel primo film era il combattimento a pugni nudi. Volevamo che i combattimenti sottolineassero i momenti emotivi del film. Ritchie è molto bravo nel ju-jitsu, anche se qua abbiamo adottato una variante inglese che non esiste in realtà. L'action è una parte importante del film, e non potrei essere più d'accordo sul fatto che mi muovo in modo straordinariamente aggraziato di fronte a un avversario spaventoso”. Rimpianti per un cinema più piccolo, progetti? “C'è una canzone di Crosby, Stills e Nash che si intitola "Love The One You're With" (ama quello con cui stai, ndr), e mi è difficile parlare di altri progetti quando sono così concentrato su quello che sto facendo”.






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Spettacolo12.12.2011Scrivi alla redazione Invia articolo Stampa articolo AAA

"Sherlock Holmes è come James Bond"
L'attore Robert Downey jr. e il regista Guy Ritchie hanno presentato a Roma il nuovo film
foto LaPresse
CorrelatiLA PRESENTAZIONE A ROMA15:45 - Robert Downey jr. torna nei panni di Sherlock Holmes al cinema il 16 dicembre con "Gioco di ombre", sequel del film diretto da Guy Ritchie due anni fa, che ha avuto un successo in tutto il mondo, incassando più di 500 milioni di dollari. Per presentare il film a Roma c'erano sia l'attore americano che il regista, che ha spiegato: "Credo che con Sherlock Holmes Conan Doyle abbia creato un personaggio alla James Bond prima di chiunque altro".
"Potremmo considerare Doyle il primo sceneggiatore, - continua il regista ed ex compagno di Madonna - che ha raccontato un eroe d'azione intellettuale, in una storia molto sofisticata". Downey jr. a questo proposito si è spinto ancora oltre: "Secondo me sono le storie di Conan Doyle ad aver influenzato altri supereroi come Batman o James Bond".

In questo film, ambientato tra Londra, Parigi, la Germania e la Svizzera, Sherlock Holmes deve scoprire il piano del suo avversario, il professor Moriarty, che rischia di distruggere l'Europa. Come nella prima pellicola il punto di forza è la complicità tra Holmes e il dottor Watson interpretato da Jude Law, con il quale si avventura in combattimenti, travestimenti, e azioni spericolate. "La mia idea del film nasce dalle pagine di Conan Doyle, ma ho cercato di trovare un modo nuovo per intrattenere, con un'azione intelligente" ha detto Ritchie, che ha poi spiegato: "Jude Law è stato subito perfetto nella parte e tra i due personaggi è nato una specie di flirt, che è l'essenza del film".

Ritchie ha rinnovato completamente l'immagine del celebre investigatore: niente mantellina e pipa, dunque, perché secondo lui sono solo frutto di riletture televisive. Moltissimi però sono i travestimenti del protagonista, anche perché, come ha spiegato il produttore Joel Silver: "Il nostro obiettivo era di far sembrare Sherlock Holmes fresco e contemporaneo, eccitante come Bond e Batman".
 
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mirianaval
view post Posted on 15/12/2011, 18:22




Game of Shadows Rome Premiere, Robert talking about the movie and missing Susan; waving to the the Italian fans.
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Nicolettasole
view post Posted on 16/12/2011, 22:22




Game of Shadows Rome Premiere, Robert talking about the movie and missing Susan; waving to the the Italian fans.

Interviewer: Do you miss Susan right now?

RDJ: Of course I do!!…. Particularly in Rome because it’s so romantic.This is her favourite place.

Interviewer: Is there any difficulty in living and working as well with your wife?

RDJ: Well no, not a difficulty, we like spending our time together so it gives us a reason. Right now she’s pregnant so she couldn’t come here, otherwise we would be having a very romantic evening



ITALIANO
Gioco delle Ombre Roma Premiere, Robert parlando del film e manca Susan, salutando i tifosi della italiani.

Intervistatore: Ti manca Susan in questo momento?

RDJ: Certo che ci credo ...!. In particolare a Roma, perché è così romantic.This è il suo luogo preferito.

Intervistatore: C'è qualche difficoltà di vita e di lavoro come pure con tua moglie?

RDJ: Beh no, non una difficoltà, ci piace spendere il nostro tempo insieme in modo che ci dà una ragione. In questo momento lei è incinta così lei non poteva venire qui, altrimenti ci sarebbe avere una serata molto romantica
 
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mirianaval
view post Posted on 17/12/2011, 19:23




Elementare, Watson!
All'Hotel Hassler di Roma in occasione della conferenza stampa di "Sherlock Holmes – Gioco di Ombre" abbiamo incontrato l'attore Robert Downey Jr., il regista Guy Ritchie e i produttori Lionel Wigram e Joel Silver.



Nei libri di Doyle non c'è alcun riferimento alla pipa o alla mantellina, entrate nella tradizione solo attraverso le rivisitazioni cinematograficheRobert, come abbiamo già visto nel primo film sembra proprio che l'unico punto debole del tuo Sherlock Holmes siano le donne, che ne pensi?
R. Downey Jr.: Beh, Watson si sposa e Holmes ne è geloso, ma lui ammira davvero le donne. Come vedrete nel film, ma anche nel precedente, ci sono molti personaggi femminili forti.

Il primo film di questa nuova saga su Sherlock Holmes ha sbancato al botteghino, pensate che il successo di questa serie sia dovuto un po' al mix di atmosfere tra Batman e James Bond?
R. Downey Jr.: Il successo di questa rivisitazione cinematografica credo sia dovuto proprio alla grandezza dei libri di Conan Doyle, a cui noi abbiamo provato ad aggiungere uno stile un po' più nuovo e fresco. Per quanto riguarda i richiami a Bond credo proprio che sia il contrario: il professor Moriarty è venuto un bel po' di anni prima del Dr. No.

G. Ritchie: Arthur Conan Doyle ha creato un James Bond prima di tutti dando vita a Sherlock Holmes, uno dei primi action heroes intellettuali. Una cosa fantastica per quei tempi.

Oltre a Bond sembrano esserci riferimenti anche alla graphic novel di Alan Moore "The League Of Extraordinary Gentleman".
L. Wigram: Io stesso ho scritto un graphic novel che ha dato poi origine al primo film di Sherlock Holmes diretto da Guy, e sicuramente il fumetto di Moore, di cui sono un gran fan, è stato fonte d'ispirazione, ma le influenze e i riferimenti sono indiretti e non voluti. Alla base di tutto ci sono i racconti di Doyle.


La scelta di affidare una super produzione hollywoodiana come questa a un autore di cinema indipendente come Guy Ritchie potrebbe essere la chiave di volta del successo di "Sherlock Holmes"?
J. Silver: Guy, come anche i fratelli Coen, Christopher Nolan e altri importanti registi nati fuori dal sistema, con il suo stile originale e fantastico è riuscito a lavorare anche in film più mainstream e dal budget più elevato. Avere in squadra un regista consolidato come lui è davvero importante e mi piacerebbe davvero produrre altre pellicole come questa, create da registi indipendenti prestati alle grandi produzioni.


G. Ritchie: In questo periodo i film indipendenti stanno sempre più diminuendo, quindi credo ci siano più possibilità per certi registi di approcciarsi a film dai grandi budget.


http://www.loudvision.it/cinema-interviste...mbre---235.html

Sherlock Holmes - Gioco di ombre": incontro con Robert Downey Jr. e Guy Ritchie
Intervista e foto dei protagonisti dell’attesissimo sequel di "Sherlock Holmes"
di Alberto Pagan - Romina Greggio
Pubblicato giovedì 15 dicembre 2011 - NSC anno VIII n. 6

Roma. Robert Downey Jr. e Guy Ritchie presentano "Sherlock Holmes - Gioco di ombre, il seguito di Sherlock Holmes, in arrivo nelle sale italiane il 16 dicembre, pronto per sbancare i botteghini natalizi.

Mister Ritchie, parli del protagonista del film.

Guy Richie: "Ho voluto realizzare uno Scherlock Holmes alla James Bond. Robert ha saputo personalizzare a suo modo il protagonista. Non è più un personaggio con cappello, mantella, lente di ingrandimento e pipa, ma modernizzato. Holmes fa arti marziali, per farlo sembrare un uomo fresco e contemporaneo."

Cosa ne pensa del film?

Guy Ritchie: "Ho creato un film per un vasto pubblico, dai giovani alle famiglie, alle persone più mature."

Sherlock Holmes è un progetto indipendente?

Guy Richie: "Nonostante le produzioni indipendenti stiano diminuendo, Sherlock Holmes vanta una totale indipendenza, dal regista agli attori."

Cosa ci dice delle protagoniste donne?

Guy Richie: "Ho voluto una forte presenza femminile e dare un ruolo di rillievo alle donne. Volevo donne protagoniste, non con ruoli minoritari. La loro storia influenza i due protagonisti in modo determinante."

Un film psicologico...

Guy Richie: "L’intelligenza è protagonista del film. Un gioco di personalità tra il fratello di Holmes e il cattivo Moriarty."

Il suo rapporto con il romanzo.

Guy Richie: "Gli sceneggiatori hanno seguito fedelmente il romanzo di Arthur Conan Doyle."

Robert, com’è stato lavorare con Jude Law e Guy Richie?

Robert Downey Jr.: " L’alchimia tra me e Jude Law è dovuta all’amicizia che ci lega e dal fatto che avevamo lavorato bene insieme nel primo episodio. Con Guy c’è stata grande complicità e professionalità."

Qual’è secondo lei il segreto del successo di Sherlock Holmes?

Robert Downey Jr.: "Il rispetto, l’entusiasmo e la professionalità di ogni singola persona che ha lavorato nel film sono la motivazione del successo."

Il rapporto tra il personaggio interpretato da lei e Sherlock Holmes di Conan Doyle.

Robert Downey Jr.: "Sono molto affezionato a questo personaggio, e ho cercato di renderlo fedele al romanzo di Conan Doyle. La lettura dei libri è stata fondamentale per entrare nella parte."

Come mai la scelta di un ambiente gotico?

Guy Richie: "1891 l’anno in cui è ambientato il film, e la scenografia ha tenuto conto della rivoluzione industriale e della metamorfosi della società."

http://www.nonsolocinema.com/ROBERT-DOWNEY...CHIE_24238.html
 
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lauraT&P
view post Posted on 18/12/2011, 14:53